Venerdì Santo a Ferrandina

La giornata del Venerdì Santo inizia, per alcune devote di Ferrandina (MT), con la preparazione dell’effige del Cristo Morto (opera in cartapesta del 1897 di Salvatore Mariano). Nella Chiesa di San Domenico la statua viene addobbata con oggetti preziosi, frutto di donazioni per grazia ricevuta che si sono susseguite negli anni. Nella stessa mattinata, gruppi di donne si radunano in piazza Alcide De Gasperi per la benedizione dei “Cinti” che, con una piccola processione, vengono successivamente depositati nella stessa Chiesa. Nel pomeriggio il luogo è gremito da fedeli e portatori… verso le 19,00, in un preciso ordine prestabilito, i cinti e le altre effigi escono per attraversare il paese…

“La processione del Cristo morto pressoché come la conosciamo oggi fu impostata nel 1870 dal canonico Nicola Caputi ed era in origine circoscritta al Venerdì, sebbene si prolungasse spesso fino al mattino successivo. La statua veniva allora trasportata senza bara, faceva tappa presso la Chiesa Madre di Santa Maria della Croce per poi approdare alla chiesa dei Cappuccini dove tutti i fedeli attendevano con mestizia l’arrivo della Addolorata per lo struggente incontro con il Figlio morto. In origine l’antica effigie del Cristo era in legno e veniva custodita presso la Chiesa di Santa Chiara. Con la soppressione dell’ordine delle Clarisse fu trasferita a San Domenico – chiesa ricca di opere d’arte e raffinati manufatti di falegnameria del Sei-Settecento – e per la processione si decise di utilizzare una nuova statua in cartapesta policroma, realizzata nel 1897 da Salvatore Mariano sulla base di un calco ottenuto dall’originale. Dello stesso autore è anche l’attuale statua del San Giovanni.” (Alessandro Novoli dal blog Fame di Sud)

“La processione del venerdì Santo a Ferrandina ormai è diventata una vera tradizione (…) riconosciuta ed apprezzata anche oltre regione.Una fase molto suggestiva precede e segue la processione della passione di Cristo, momento centrale del rito della Settimana Santa a Ferrandina, che assume significati profondi legati al mistero della Passione, Morte e Resurrezione di Cristo. Essa si svolge da generazioni a porte chiuse nella chiesa barocca di San Domenico, sotto la regìa dell’omonima Confraternita, è il rito della traslazione del corpo esanime del Cristo e degli ori devozionali nella suggestiva bara in vetro e legno pregiato, frutto di innumerevoli donazioni per voto, fatte per grazia ricevuta o in adempimento di una promessa di intercessione, un vero tesoro, al quale segue, a fine processione, quello della rimozione, la sera del Sabato Santo. A presiedere questi due momenti è un gruppo di donne, per la precisione tre, come le Marie ai piedi della Croce, con cura meticolosa e un intenso trasporto, (…). La traslazione e l’addobbo inizia intorno alle ore09:00 del Venerdì Santo, e prosegue fino all’ora di pranzo vista l’abbondanza dei monili d’oro, che portati in chiesa da un membro della Confraternita scortato da alcune guardie giurate, vengono rigorosamente catalogati prima di essere posizionati nella bara del Cristo, che nel corso dell’anno indossa solo una corona di spine in argento sul capo, e fiori dello stesso metallo prezioso tra le mani.  Dopo l’allestimento degli ori, la sacra effigie è pronta per essere portata a spalla dai Confratelli, a partire dalle 19:00 dello stesso giorno, con un enorme corteo pronto ad accogliere altre statue  lungo il percorso (….)” dal testo di Enzo Scasciamacchia su Sassilive.it del 05 aprile 2023

 

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