Prima della sfilata
Quando si assiste alla Sfilata dei Carri Allegorici a Putignano (BA), non si ha idea del lavoro paziente ed oscuro dei gruppi di volontari che durante le serate invernali, nel freddo dei capannoni, creano questi capolavori in cartapesta e metallo. Nell’ inverno 2008/2009 ed in quello 2009/2010 Roberto Tartaglione ha seguito la preparazione dei carri del Gruppo Impedovo. C’era il progetto di un libro che poi non è stato mai pubbicato. (Lo potete sfogliare qui). Alcune dichiarazioni del Maestro Domenico Impedovo sono riportate più sotto. Le fotografie in bianco e nero rendono il clima del lavoro senza la distrazione dei colori incerti a causa delle fonti di luce molto diverse tra loro.

Lascio raccontare Domenico Impedovo (gennaio 2010):
“Ho iniziato intorno alla fine degli anni 70, verso i 17 anni; non avevo esperienze artistiche specifiche, ma incuriosito dal lavoro dei costruttori dei carri, avevo seguito un amico che vi partecipava. Iniziai la mia gavetta riempiendogli stampi con la cartapesta e poi occupandomi della meccanica dei carri; quando poi il maestro cartapestaio per impegni di lavoro non potè più occuparsi della realizzazione dei carri, subentrai io. In effetti qui siamo tutti autodidatti tranne un paio che hanno fatto l’ accademia. Attualmente la Fondazione Carnevale diPutignano seleziona 7 carri di prima categoria e due di seconda; la differenza è sostanzialmente solo nelle dimensioni dei carri: i primi devono avere una dimensione minima di 9m di altezza, 9 di lunghezza e 8 di larghezza; i secondi devono avere come misure massime 7x5x5. C’ è un disciplinare molto severo che prevede l’ utilizzo esclusivo di cartapesta, ferro e legno. La fondazione indice un bando pubblico, chi vuole partecipare deve presentare un bozzetto accompagnato da un curriculum e da una scheda costruttiva, Queste domande sono quindi valutate ed infine I gruppi hanno l’incarico ufficiale per iniziare I lavori.Fra questi tutto sommato c’ è una buona collaborazione anche se si è tutti in competizione per vincere il primo posto. Non è raro infatti vedere i costruttori di un carro chiedere qualche consiglio o del materiale in prestito ad un altro gruppo considerando che si lavora sempre a tarda ora quando sarebbe impossibile poter acquistare quello che manca.Quando ho iniziato per i giovani non era come adesso: Internet, Play Station e altri divertimenti non c’ erano; eravamo tutti più semplici, ci divertivamo con poco e ritrovarci nei capannoni a costruire carri era un forte momento di aggregazione e un modo costruttivo di passare l’ inverno. Ora purtroppo se mi guardo intorno vedo pochi ragazzi con la volontà di intraprendere questa attività che richiede molto sacrificio. Siamo tutte persone che di giorno lavoriamo e possiamo dedicarci alla costruzione del carro solo a cominciare dal tardo pomeriggio. Non è facile. Si può definire il capannone come un bacino culturale dove chi vuole può mettersi alla prova. Ad esempio le “maschere di carattere” sono le prime realizzazioni in cui si cimentano quei pochi gruppi di ragazzi che hanno voglia di iniziare. Vengono qui da noi e gli diamo volentieri una mano a realizzare quei piccoli carretti spinti a mano che vedi durante la sfilata principale. Certo, capisco anche che per un genitore non sia facile lasciare che il proprio figlio venga a lavorare con noi in un capannone freddo e polveroso tornando a casa magari a tarda ora. Avremmo bisogno di più spazio per lavorare, hai visto come siamo costretti a montare i vari pezzi all’ uscita del capannone, e poi a rismontarli quando il carro rientra per la notte.”