toward east – verso est

Bari è da sempre un città protesa verso oriente. La comunità ortodossa è ben rappresentata nelle sue varie componenti Russe, ucraien, Giorgiane ecc.  Le cerimonie religiose del rito ortodosso sono molto coinvolgenti anche se lunghe. Fotografare il rito è impegnativo perchè si lavora in interni in condizioni di bassa illuminazione. E’ indispensabile disporre di un sensore che non abbia troppo rumore a sensibiltà che variano dai 1.600 ai 6.400 ISO. Spesso non c’è neanche lo spazio per usare un treppiede ed il flash va usato con molta moderazione per non interferire con la luce ambiente e non disturbare la cerimonia.

Dalla Gazzetta del Mezzogiorno del 19 dicembre 2011 – Articolo di Giovanni Longo

– Zoya viene dalla Siberia. Nella sua Kemerovo, dove il termometro segna meno trenta gradi, durante il regime sovietico tutte le chiese furono chiuse. Tranne una. Quella di San Nicola di cui Zoya, oggi, è una sorta di tesoriera. «Sognavo sin da piccola di potere venire a Bari in pellegrinaggio. Non si può descrivere quello che provo in questo momento». Zoya è solo una dei quattromila fedeli che in questi giorni sono in città per festeggiare e onorare la ricorrenza liturgica ortodossa di San Nicola, secondo calendario giuliano, tredici giorni dopo quella del 6 dicembre, come previsto, invece, da calendario della Chiesa cattolica.  In attesa della celebrazione prevista per oggi, nella Basilica del santo patrono, centinaia di pellegrini si sono riversati nella chiesa russa. Decine i pullman pieni di fedeli che accostano in corso Benedetto Croce. La polizia municipale ha il suo gran da fare per fare rispettare il divieto di sosta davanti alla chiesa. Arrivano, si inginocchiano, fanno il segno della croce secondo le modalità ortodosse, salgono verso l’altare mentre nel cortile su un maxischermo viene proiettato ciò che accade all’interno.  «Noi ortodossi – spiega Natasha, ucraina che da anni vive a Napoli e che parla un ottimo italiano – facciamo il segno della croce con tre dita, pollice, indice e medio che rappresentano la Trinità. Le altre due dita rappresentano la dualità, umano e divino, che si fondono in Dio». Le donne hanno tutte il capo coperto con un velo e non indossano pantaloni. Si assiste alla cerimonia in piedi o in ginocchio, nessuno è seduto. Su di un lato un sacerdote amministra il sacramento della confessione coprendo il capo del fedele con un velo. «Confessarsi a Bari – si lascia sfuggire un fedele che è per la seconda volta in pellegrinaggio in città – ha un sapore diverso. Voi non avete idea dell’importanza che San Nicola ha per noi e della fortuna che avete ad ospitare le sue sacre spoglie». Mentre la funzione religiosa va avanti, c’è chi si avvicina a due banchetti allestiti là dove, sino a qualche anno fa, c’era l’ingresso della sede della circoscrizione. Si acquistano oggetti sacri e candele («sono naturali e fatte con la cera delle api», ci spiegano); si compilano delle liste con dei nomi. Un blocchetto è riservato ai defunti. Un altro ai vivi. Il pellegrino che arriva compila i due fogli indicando i nomi delle persone care per cui chiede di pregare. Oggi, le decine di sacerdoti che prenderanno parte alla cerimonia in Basilica, tra cui Andrej Boytsov il rettore della chiesa russa, leggeranno in silenzio quei nomi. Pregheranno per loro. «Prima di partire – dice Irina, di Mosca – vicini di casa e parenti mi hanno consegnato le liste con i loro nomi». Vengono da Russia, Ucraina, Georgia, Bielorussa, Moldova. In aereo o pullman. «Per almeno una volta nella vita – spiegano – bisogna venire a Bari per onorare San Nicola».

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